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giovedì 13 settembre 2012

Ora Milano dovrà aprire gli occhi

Milano spara, Milano uccide. La morte di Massimiliano Spelta e Carolina Ortiz Payano lunedì scorso ha segnato un punto di svolta per il capoluogo lombardo. Certo, non è la prima volta che qualcuno viene assassinato e non è il caso più eclatante, vedi la strage di piazza Fontana. Ma un'esecuzione in pieno centro mancava nell'agenda nera meneghina. Se aggiungiamo un coinvolgimento nel mondo della droga, il quadro è anche fin troppo completo. Due assassini in sella a un motorino, uno scende senza togliersi il casco, spara, risale e via. Quante volte avete visto questa scena in televisione e nelle fiction di basso spessore? Non abbiate paura di dire ad alta voce di chi è la colpa. Non abbiate il timore di pronunciare la parola 'ndrangheta.
Forse Milano alzerà la testa a questo punto. Guarderà negli occhi questa chimera che per troppo tempo l'ha terrorizzata silenziosamente, come un cobra che si muove lento nell'erba. A lungo i milanesi hanno vissuto sottovalutando il problema, vivendo come se nulla fosse. E, forse, ora ne pagano le conseguenze. Tutti conoscono il problema della droga, la sua diffusione e il suo consumo. Non c'è milanese che non conosca i luoghi in cui ottenere una busta di cocaina o un grammo di fumo. Ma molti si sono illusi che fosse colpa dei “quattro marocchini” nei parchetti della periferia, che per sopravvivere spacciano roba che arriva direttamente dal loro paese. Ma quando mai? È il controllo del territorio che ha rinforzato la 'ndrangheta. Non c'è busta che si muova senza consenso. Non c'è pusher che spacci senza previa autorizzazione. Non c'è zona di Milano senza copertura. Ed è così che funziona da oltre trent'anni ormai.
Ma non lo deve spiegare Carta di identi-libertà. È da tempo ormai che si sanno queste cose. Se ne parla nei giornali, in radio e in televisione. Più o meno. Ok, poco. Va bene, per niente. Almeno finché non scappa il morto. Ma se proprio non volete comprare un quotidiano, ci sono numerose associazioni che si impegnano per informare i cittadini sui reati di mafia. Grazie al coraggio dei loro componenti, spesso giovanissimi, tirano colpi durissimi alla 'ndrangheta. Sono una voce che si oppone, che si inorridisce e dice basta a questi soprusi. A volte il loro operato può sembrare inutile, non tanto per la loro abilità, quanto per lo scarso interesse che circonda queste associazioni. Le persone preferiscono voltare lo sguardo verso qualcosa che li intrattenga anziché informarsi, che li diverta invece che avvertirli. Ogni forma di criminalità va affrontata e combattuta. Ma la mafia deve avere la precedenza. La maggior parte dei mezzi della giustizia vanno impegnati in questa direzione. L'esito non è sempre negativo, come insegnano i processi Infinito e Lea Garofalo.
E nel frattempo la politica cosa fa? Niente, come al solito. Anzi, parla. Dichiarazioni su dichiarazioni. Pdl e Lega sono partiti all'attacco, definendo il progetto di Pisapia un fallimento e ritenendo immediatamente necessarie le sue dimissioni. Certamente il primo cittadino milanese doveva rendersi conto di non vivere a Utopia quando scelse di togliere i militari dalle strade. Ma non si combatte così la mafia. L'utilizzo delle forze armate servono a rincuorare e distrarre i cittadini, ma ciò non vieta alla 'ndrangheta di smerciare quintali di droga nelle vie della città – e in tutta Italia. A prescindere dalle scelte di Pisapia, che ha comunque il merito di aver istituito la prima Commissione antimafia a Milano, Pdl e Lega non possono di certo permettersi il lusso di criticare l'operato della giunta attuale. Per vent'anni il centro destra ha regnato incontrastato a Milano. Letizia Moratti ha negato fino all'ultimo la presenza della mafia nel capoluogo lombardo. Quasi per coincidenza, vennero offerti al “pubblico” chilometri quadrati di terreno edificabile su cui costruire anni e anni di profitto. Palazzi di vetro maestosi e interi quartieri costruiti da zero che difficilmente verranno terminati per l'Expo del 2015. Per non parlare poi dell'incapacità della regione, dove il “Celeste” Formigoni deve difendersi dalle accuse sulla sue vacanze pagate da chissà chi. E non consideriamo minimamente l'importanza della provincia. Quando si parla di mafia, tutti i colori politici sono complici e colpevoli. La 'ndrangheta sta trattando Milano come il lupo con l'agnello: la sta spolpando.
Che fare? Lasciarsi prendere dalla paura? Rintanarsi in casa dando la colpa a destra e sinistra o prendere coscienza del problema? Inginocchiarsi e pregare oppure alzare la testa e reagire? Non si rischia la vita se si pone un limite, anche psicologico, all'orrore. Sappiate solo una cosa: non è più la madonnina che domina Milano, ma la 'ndrangheta.

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